Questo breve ma intenso itinerario vi mostra in tutta la sua bellezza la particolarità del territorio e della cittadina di Caltavuturo. Riparata a Nord dal promontorio detto Terravecchia ad oggi non si conosce nessuna data di origine della cittadina. Secondo alcuni storici il nome potrebbe risalire al nome del condottiero arabo Abi-Thur, vale a dire “Castello di Abi Thur”, o dalla scomposizione del nome di Citta in da Kalat-Buthur “ cioè Castello dell’avvoltoio” per la presenza degli avvoltoi sulla sovrastante Rocca di Sciara.
L’itinerario Oltrepassando il corso Vittorio Emanuele su per la via Alfieri, dopo la vecchia fontana in via del Casale, si apre una vista inaspettata che mostra in tutto il suo splendore una porzione di territorio unico e incontaminato all’altezza della contrada detta “vera luce”.Questo breve ma intenso itinerario vi mostra in tutta la sua bellezza la particolarità del territorio e della cittadina di Caltavuturo. Riparata a Nord dal promontorio detto Terravecchia ad oggi non si conosce nessuna data di origine della cittadina.
Secondo alcuni storici il nome potrebbe risalire al nome del condottiero arabo Abi-Thur, vale a dire “Castello di Abi Thur”, o dalla scomposizione del nome di Citta in da Kalat-Buthur “ cioè Castello dell’avvoltoio” per la presenza degli avvoltoi sulla sovrastante Rocca di Sciara. L’itinerario Oltrepassando il corso Vittorio Emanuele su per la via Alfieri, dopo la vecchia fontana in via del Casale, si apre una vista inaspettata che mostra in tutto il suo splendore una porzione di territorio unico e incontaminato all’altezza della contrada detta “vera luce”. Proseguendo il panorama offre la vista inaspettata della chiesa del Casale che in tutto il suo splendore svetta sul baratro sulla Val d’Imera sino al mare. Subito dopo ci si immette sulla destra sul sentiero in direzione Mannari oltrepassando la zona detta “Grotte Nere”, dove è possibile osservare una delle particolarità della formazione geologica detta Caltavuturo.
Appena 100mt una scalinata sulla destra ci riporta sopra la zona “Mannari”, un antico insediamento pastorale che da il nome al luogo, dove il visitatore attento può, conoscendone la storia, immaginare la vitalità dei luoghi di un tempo, quasi del tutto spazzata via dalla modernità.
Un complesso di recinti di ricovero per le greggi e degli ambienti nei quali avvenivano anche le operazioni di caseificazione. Posto nelle vicinanze delle abitazioni dei pastori, l’itinerario offre in una sola vista d’insieme dall’alto la cittadina ben inserita nel paesaggio in tutto il suo splendore.
Seguendo in direzione terravecchia ci si immette nella porta Suprana, direttamente dentro i resti del Castello. L’unica mappa ricostruibile del castello la si ritrova in un inventario redatto nei primi decenni del 1400. Stalle e armerie, cucine, sale e stanze da letto, granai e cantine, e perfino un mulino, che consentivano agli abitanti del castello un buon livello di autonomia. Sino ai primi decenni del 1600, il castello doveva trovarsi in condizioni discrete perché dai documenti trovati, le sue carceri erano ancora in funzione.
Gli ultimi signori della vecchia Caltavuturo (Spadafora, Rosso, De Luna e Moncada) vissero in questo castello momenti esaltanti della loro potenza economica. Immersi nella bella pineta. Oltre ai ruderi del castello, potrete scoprire le fondamenta della Chiesa di S. Bartolomeo, parte della cinta muraria e i Dammusi (magazzini).
Dal terrazzato in pietra verso nord si apre la vista della val d’Himera, del mare e di Monte riparato, probabile sede dell’antica citta di Ambica. Un ipotesi quest’ultima, dedotta a conclusione degli studi, delle innumerevoli e pregiate testimonianze presenti e dei preziosi ritrovamenti come la celebre Phiale aurea alla quale Caltavuturo col suo territorio deve anche parte della sua fama nell’ambito dell’archeologia.
Intorno al 1550, alcuni abitanti costruirono le loro case a valle durante circa 200 anni di esodo. Questo esodo durò circa 200 anni, I primi palazzi settecenteschi sorsero intorno al 1740, il sito così prese il nome di Terravecchia. Il percorso di uscita è molto intuitivo e si potranno potrete scoprire angoli e paesaggi inaspettati e unici della Sicilia.